Sabato 14 gennaio si è svolto al Centro di Psicoanalisi Romano un convegno proposto da alcuni colleghi facenti parte del gruppo di studio “Archeologia della Mente” (Teodosio Giacolini, Cristiana Pirrongelli, Guglielmo Spiombi, Francesco Castellet y Ballarà, Carla Busato, Elisabetta Greco). Il nome deriva dal recente volume di Panksepp, neuroscienziato di larga fama, che ha focalizzato il suo lavoro sull’identificazione delle vie neuronali corrispondenti a sistemi emozionali presenti negli esseri umani, che filogeneticamente fanno la loro comparsa in organismi meno complessi, per poi svilupparsi progressivamente come sistemi motivazionali nelle specie evolutivamente più recenti, fino ai primati e agli uomini. Lo studio dell’opera di Panksepp e di neuroscienziati come Porges, Damasio e altri, ha fornito agli psicanalisti del gruppo di studio molti spunti di riflessione su quesiti di natura teorica e tecnica che da diverso tempo impegnano la nostra comunità, riguardanti la veridicità dei costrutti della psicoanalisi a confronto con le scoperte scientifiche più recenti. La proposta del convegno nasce quindi dal bisogno di coinvolgere un sempre maggiore numero di colleghi al fine di condividere spunti e riflessioni. Altri importanti contributi alla giornata da parte dei dottori Giovanni Liotti, Amedeo Falci, Anatolia Salone e Claudio Colace (assente per malattia).
In apertura della giornata la dottoressa Carla Busato Barbaglio, chair della mattinata, esplicita al pubblico la natura dei suoi interrogativi e pensieri su queste ricerche scientifiche, sulla possibilità che arricchiscano il lavoro psicoanalitico e permettano un cambiamento dell’ottica e della nostra modalità di lavoro. Ritiene che una giornata come questa, pensata come una finestra verso le neuroscienze affettive, la psichiatria e psicologia evoluzionistica, pensata come un anello di congiunzione tra la ricerca neuroscientifica di base, la psicoanalisi del Freud biologo e darwinista, sia molto importante per fornire alla psicoanalisi strumenti di ulteriore riflessione, affinché “non smetta di cercare di comprendere” al di là delle conoscenze acquisite, e aiuti a riconoscere che lo stimolo proveniente dalla sola speculazione è assai limitato dalla mancanza di verificabilità”.
A seguire il dottor Teodosio Giacolini con: “L’epistemologia di J.Bowlby ed il sistema motivazionale della Dominanza”, una relazione che evidenzia il valore epistemologico dell’opera di J. Bowlby, ponte tra clinica e neuroscienze. Sollecitato dall’osservazione sui minori delle conseguenze delle separazioni forzate dalle famiglie che i bambini londinesi subirono durante la seconda guerra mondiale, Bowlby concentrò il suo lavoro sul sistema motivazionale dell’Attaccamento, interessandosi ai processi di adattamento e disadattamento a cui la teoria psicoanalitica freudiana non riusciva a dare una sufficiente spiegazione. Riprendendo l’impostazione darwiniana dello studio degli istinti che regolano la vita di relazione e avvalendosi delle nuove branche dell’etologia e della psicologia comparata, Bowlby, delineò una vera e propria epistemologia, che rese possibile collocare i comportamenti e le emozioni/sentimenti/affetti presenti nelle relazioni umane, oggetto dell’operare clinico, all’interno di organizzatori filogeneticamente precostituiti, i sistemi motivazionali, caratterizzati da funzionamenti biologici (neurofisiologici, ormonali, etc.) individuabili e circoscrivibili. Il dottor Giacolini introduce un altro sistema motivazionale, non presente nell’opera di Bowlby, il sistema della Dominanza/Sottomissione, che si manifesta in modo elettivo in adolescenza, a seguito della maturazione gonadica, diventando un organizzatore mentale e relazionale prioritario, fase-specifico. È sostenibile che proprio questo sistema abbia una sua particolare importanza nella costruzione dei funzionamenti psicopatologici a partire dalla adolescenza.
Il lavoro del dottor Giovanni Liotti: “I sistemi motivazionali interpersonali: un dialogo tra biologia e cultura”, aggiunge alla forte derivazione evoluzionistica l’etologica comparata. Sottolinea il notevole e sostanziale accordo delle diverse teorie multi motivazionali sui principali sistemi: bisogni corporei, esplorazione, aggressività avversativa, attaccamento, accudimento, sessualità. Descrive le diverse aree motivazionali definendole “moduli”, gerarchicamente organizzati secondo una piramide evolutiva, alla cui base sono i moduli di derivazione più antica e al vertice le motivazioni conoscitive superiori, evoluzionisticamente recenti. Tutti i moduli sono conservati dall’evoluzione e presenti negli umani. Quelli più antichi sono i più rapidi a entrare in azione in risposta a eventi organismici o ambientali. Sono regolati da quelli più recenti, che però sono più vulnerabili ad influenze avverse, quali esperienze traumatiche o situazioni ambientali di insicurezza, che possono letteralmente dissolverne il funzionamento. La maggior parte dei sistemi motivazionali sono adattamenti darwiniani classici, derivanti da processi di variazione e selezione. Alcuni, però, come le motivazioni conoscitive superiori, sono proprietà emergenti (sovramodulari), provenienti dalle proprietà dell’insieme degli adattamenti classici. Le motivazioni conoscitive sono aperte a influenze culturali capaci di incidere sulla biologia umana sia in direzione “costruttiva” che “distruttiva”: infatti, mentre gli adattamenti classici perdono il valore adattativo solo di fronte a grandi cambiamenti ambientali, le proprietà emergenti possono manifestarsi anche con condotte disadattative, purché nella popolazione queste non eccedano le condotte adattative.
A chiusura della mattina l’articolata relazione dei dottori Cristiana Pirrongelli e Guglielmo Spiombi: “Neurobiologia e psicofarmacologia dei sistemi motivazionali emozionali”. La dottoressa Pirrongelli introduce la semeiotica neuropsicoanalitica, con l’ascolto, la decodificazione e la comprensione dei segnali che arrivano da tutti i livelli soggettivi e oggettivi mente-cervello-soma. Dagli affetti quali segnali dell’Io, alla moderna distinzione tra Emotions e Feelings, rispettivamente espressioni somatiche e psicologiche degli affetti, il lavoro è centrato sull’individuazione e riconoscimento dei diversi tipi di dolore psichico. Il Grief, dolore da stress separativo, che può evolvere in psicopatologia come depressione o attacchi di panico. È importante per l’analista integrare nell’osservazione alcune attivazioni corporee, neurovegetative, endocrine e motorie per funzionare da regolatore neurobiologico del paziente. Nei casi di disregolazione emotiva grave, la conoscenza approfondita delle regolazioni neurofisiologiche, simpatiche e parasimpatiche, distinte in dorsale e ventrale secondo Porges, consente di valutare lo stato di sicurezza del paziente durante le sedute e di modularlo. Il Grief si esprime con correlati diversi dal sistema emozionale Fear, paura, che si manifesta maggiormente con un’attivazione simpatica tipo attacco/fuga. Sembra invece legato al funzionamento dorsale vagale e regolato da neurotrasmettitori oppiacei. Può influenzare a distanza di molti anni la psiche e riemergere con il Panico nei deficit di mentalizzazione.
Il dottor Spiombi affronta la neurofisiopatologia e farmacologia della depressione, condizione clinica in continuo aumento, causa di invalidità soggettiva e oggettiva in una fascia sempre crescente di popolazione. Sottolinea l'importanza di una ricerca nell'ambito delle terapie integrate sempre più frequenti quando si tratta una patologia psichiatrica grave. La depressione è una patologia complessa la cui comprensione mette in gioco molti livelli diversi. Almeno tre classi di geni sono coinvolti direttamente o indirettamente nella genesi della depressione e hanno funzioni regolative del sistema immunitario, delle modificazioni epigenetiche post-nascita e della regolazione della densità post-sinaptica. La disregolazione immunitaria, con ipo- o iper-attivazione, è correlata a patologie infiammatorie, autoimmunitarie e neoplastiche, che spesso accompagnano stati depressivi gravi e protratti.
L’analisi delle ricerche sulla modulazione della concentrazione di neurotrasmettitori nello spazio post sinaptico e gli studi sull’epigenetica accreditano l’ipotesi di Panksepp sul coinvolgimento del sistema emozionale Panico/sofferenza nella sintomatologia depressiva, dal punto di vista sia anatomico che neurochimico. Nuovi lavori ci dicono che la buprenorfina potrebbe agire sul dolore psichico soprattutto nei rischi suicidari, mentre altre nuove molecole sarebbero efficaci sui sintomi cognitivi di alcune forme depressive.
Nella sessione pomeridiana la dottoressa Anatolia Salone, chair, introduce i successivi relatori.
Il dottor Amedeo Falci con la sua relazione:“Lust/Love. Quel che resta del sesso” propone una rilettura critica della psico-sessualità alla luce della neurobiologia e delle affective neuroscience. Rispondendo al quesito se la psicoanalisi possa ancora oggi vantare un primato scientifico ed una competenza sulla sessualità umana e sulle sue implicazioni psichiche, la sua relazione si articola valutando la concezione freudiana della sessualità. Essa appare concepita, non come una notazione su fatti reali ed inconfutabili - le attività sessuali umane - ma in forma di postulato, come “un articolato pacchetto concettuale apriori” che costituisce il cardine della sua teoria. Sono enumerati i diversi fattori culturali e filosofici che influenzarono il pensiero di Freud, dall’estetica di stampo greco-romano, alla centralità dell’atto circoncisorio ebraico. A confronto con questa concezione, la straordinaria trasformazione e diversità della sessualità contemporanea, depenalizzata e multiforme. La relazione esamina e confuta gli assunti della psicoanalisi classica, in cui la fortissima connessione intrinseca tra sessualità, aggressività, rivalità e triangolazione edipica sembra derivare da un modello paleoantropologico non accreditabile dalla biologia evoluzionista. Molti sono i punti toccati, l’antropologia, la genetica, la sensibilità agli ormoni gonadici nei processi di sviluppo per la differenziazione di genere, aspetto e orientamento sessuale.
Il dottor Francesco Castellet y Ballarà presenta la relazione: “Affective Neuroscience e clinica psicoanalitica”. Dopo una breve trascrizione di seduta di un caso di grave abuso infantile e delle sue conseguenze nell'adulto come introduzione alla clinica, il presentatore invita a mantenerne la memoria come sottofondo perchè tornerá a farvi riferimento nella ultima parte della presentazione. Comincia quindi ad illustrare come l'annoso dibattito tra Psicoanalisi scientifiche ed ermeneutiche e quello sul ruolo delle pulsioni, sia stato arricchito e modificato dai recenti contributi della biologia evolutiva dello sviluppo nello studio delle emozioni negli animali e nell'uomo. Tali contributi permettono di pensare, oggi, alle emozioni di base come a degli equivalenti del concetto di pulsione freudiana e di proporre una tassonomia delle emozioni/pulsioni aggiornata e di rilevante utilitá clinica.Inoltre gli studi di neuroimaging funzionale hanno svelato l'importanza del Connettoma per la costruzione di una teoria della mente che metta in evidenza gli stretti rapporti tra connettivitá intracerebrale e relazionalitá umana durante i primi anni di vita. Una crescente mole di studi indica, poi, come una neuroscienza dell'attaccamento sia oggi indispensabile per lo studio dello sviluppo affettivo e relazionale dell'uomo e quindi per una clinica psicoanalitica scientificamente fondata.
Nell'ultima parte, l'autore si focalizza sulle emozioni sociali e la regolazione diadica dell'affetto, riprendendo la descrizione della seduta in apertura per illustrare i contributi delle neuroscienze alla comprensione e gestione clinica della vergogna.
La relazione: “I sistemi motivazionali e la funzione affettiva del sogno infantile” del dottor Claudio Colace (assente per motivi di salute), è centrata sugli studi sui sogni dei bambini. Grazie alla loro semplicità e al diretto collegamento con le esperienze di veglia, i sogni dei bambini offrono una possibilità di indagine diretta e privilegiata sul significato individuale e generale del sogno, e su diversi aspetti del sognare. Nella stragrande maggioranza i sogni dei bambini piccoli si presentano come diretti appagamenti di desideri (noti) di veglia rimasti insoddisfatti. Questi desideri sono associati a intensi stati affettivi (es. dispiacere, delusione, rammarico, contentezza, impazienza, frenesia), che non hanno avuto una elaborazione psicologica completa e risultano “disturbanti”.Il “binomio” stato affettivo/desiderio inappagato è alla base dell’innesco del sogno infantile. Attraverso l'appagamento allucinatorio del desiderio il sogno permette il ristabilimento affettivo del soggetto nei confronti di uno stato affettivo intenso e disturbante, provato recentemente. Gli studi sui sogni infantili accreditano dunque la natura motivazionale e affettiva dei sogni, offrendo un’opportunità di rivalutazione del modello freudiano, sul ruolo delle motivazioni nel sognare, modello troppo precocemente trascurato e archiviato dalla ricerca, dopo la scoperta del sonno REM e la conseguente equazione con il sognare.